Il racconto di Luigi Vecchione. Essere consapevoli della reale importanza di quello che ci circonda

Un racconto tra vita privata e professionale dell’Head of Business Intelligence di GFT. Un esempio di storia reale delle nostre persone.

Vi racconto qualcosa di me…

Mi chiamo Luigi Vecchione, sono molisano di nascita ma per necessità famigliari e professionali vivo in Emilia-Romagna. Ho sempre amato passare il mio tempo libero immerso nella natura, praticando lo sci durante la stagione invernale o facendo trekking tra gli splendidi panorami dei colli emiliani.

Da sempre una delle mie grandi passioni è esplorare le potenzialità dei dati, sin dagli studi scientifici durante gli anni del liceo, per poi proseguire con una carriera accademica magistrale in informatica. Lavoro ormai da anni nell’ambito dei dati e in particolare in quello della business intelligence: prima come sviluppatore ETL e Datawarehouse, poi come Data Modeler e service desk di 2° e 3° livello.

Da marzo 2022, ho avuto l’opportunità di ricoprire per GFT il ruolo di Head of Business Intelligence, assumendo in questo ambito quindi un incarico di responsabilità a 360 gradi.

Cosa significa in concreto lavorare nella divisione Business intelligence?

In sostanza mi occupo di tutti quei processi aziendali atti a raccogliere dati e analizzare informazioni strategiche per supportare il management a prendere decisioni migliori per ottimizzare i processi. Si tratta di una professione che, in questi ultimi anni, sta diventando sempre più rilevante per le aziende in quanto combina business analytics, data mining, visualizzazione dei dati, strumenti e infrastrutture per i dati, nonché le best practices per permettere alle organizzazioni di prendere decisioni basate su dati reali.

Una degli aspetti più interessanti del mio lavoro è la gestione delle persone in relazione alle attività che svolgo a supporto di colleghi e della clientela.

Da un lato, per gestire la collaborazione con i miei colleghi, mi occupo di tutte le attività tecnico-architetturali, di Project Management, di definizione di Standards & Best Practices, nonché di processi di Code Review e Pair Programming.

D’altro canto, quando si tratta di collaborare con i clienti, seguo tutto ciò che concerne la definizione dei requisiti, la gestione delle pianificazioni, le analisi tecnico-funzionali, le proposte di soluzioni, le escalation, così come le valutazioni di effort e costi.

Sebbene da una parte il mese di marzo dello scorso anno abbia segnato una tappa importante per il mio percorso professionale, dall’altra ha contraddistinto purtroppo un momento altrettanto significativo della mia vita, a livello personale.

La mia storia personale

Vorrei infatti raccontarvi brevemente di una mia storia personale che ha coinvolto me e la mia famiglia a causa del conflitto Russo-ucraino, esploso a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio 2022.

Se per buona parte del mondo l’impatto di questa guerra è stato indiretto, generando ricadute dal punto di vista economico, nel mio caso è stato – ed è tutt’oggi – parte integrante del mio quotidiano.

Mia moglie e metà della mia famiglia sono di origine ucraina. Vorrei raccontarvi questa mia storia personale, a ormai oltre un anno di distanza, cercando di sottolineare come gli effetti di questa tragedia mi abbiano permesso, inconsapevolmente, di aggiungere valore alla mia vita professionale e personale.

Come ho vissuto questa esperienza

I primi giorni dell’invasione sono stati per noi un incubo ad occhi aperti: cercavamo di tenerci informati in tempo reale sugli spostamenti dell’esercito russo per capire come si muoveva sul suolo ucraino. La cosa peggiore per me, e chiaramente per mia moglie, è stato “riconoscere i luoghi” e capire quindi la distanza che separava quei carri armati e quegli elicotteri militari dalle case dei nostri familiari. La cosa che ricordo maggiormente di quell’esperienza è l’impotenza assoluta che provavo di fronte a quegli avvenimenti. Dedicarmi al lavoro e, soprattutto, ricevere l’affetto dei miei colleghi e dei miei familiari italiani, hanno rappresentato un sostegno notevole e utile per non lasciarmi prendere dal panico, per essere forte non tanto per me quanto per mia moglie.

Alla fine dell’assedio di Kiev, la cosa più sensata che potessimo fare era partire per andare a prendere i nostri parenti in Ucraina. Abbiamo così deciso di prendere il primo aereo verso la Polonia, per poi muoverci verso il confine con Lviv, dove abbiamo atteso i nostri parenti. Lì abbiamo vissuto una notte al confine nel campo profughi, vivendo in prima persona la tragica condizione degli sfollati. Abbiamo avuto modo di vedere con i nostri occhi le due facce della stessa medaglia: da una parte, il sostegno e l’impegno delle organizzazioni umanitarie e no profit; dall’altra anche il lato più oscuro delle organizzazioni criminali.

Finalmente, il mattino successivo dopo momenti di tensione e paura siamo riusciti a ricongiungerci con i nostri famigliari per ripartire alla volta dell’Italia.  Al rientro ci attendevano però ancora problemi legati alle difficoltà di inserimento dei nostri familiari, reduci da un’esperienza così traumatizzante e difficile. Ci siamo preoccupati perché potessero sentirsi quanto più possibile a proprio agio e al sicuro, nonostante una convivenza “forzata” in un nuovo Paese, diverso dal proprio, la ricerca di un impiego e una scuola per i più piccoli, che più di tutti hanno accusato questo repentino e radicale cambio di vita.

Perché ho voluto raccontarvi questa storia?

Questa esperienza mi ha permesso di rimettere in fila le priorità della mia vita e in qualche modo mi ha permesso di poter trarre dei benefici anche per la mia attività professionale. Ho preso consapevolezza della reale importanza di quello che ci circonda e adesso affronto con maggiore lucidità anche le difficoltà che a volte ci capita di vivere nell’ambiente di lavoro.

Da questo episodio ho acquisito la consapevolezza che in fondo non siamo mai impotenti: la qualità di quello che facciamo, l’impegno che mettiamo, la forza con la quale affrontiamo le giornate non sono mai scontati e in qualche modo è sicuramente in grado di darci “voce” nei contesti in cui siamo chiamati a vivere, all’interno della realtà famigliare o aziendale.  

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