Smart Communities: un’innovativa soluzione tecnologica per un nuovo modello economico

Il 20 agosto 2020, proprio durante i giorni in cui la curva del contagio Covid-19 risaliva anche nei Paesi che meglio erano riusciti a contenere l’espansione della pandemia, alcuni CEO d’importanti multinazionali (tra cui Philips, Mastercard, L’Oreal, ecc.) sottoscrivevano una lettera aperta che, come incipit, utilizzava le parole di António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite: “Tutto ciò che facciamo durante e dopo questa crisi deve essere concentrato in modo deciso sulla costruzione di economie e società più eque, inclusive e sostenibili, che siano più resilienti di fronte a pandemie, cambiamenti climatici e molte altre sfide globali che dobbiamo affrontare”.

All’interno della lettera, si pone l’attenzione su come il concetto di business “orientati al bene comune” possa essere strategico per lo sviluppo delle aziende, aprendo alla possibilità di reinventare, di fatto, i nostri sistemi di finanza, impresa, politica, produzione e consumo. Viene ricordato come, con le giuste strategie e infrastrutture tecnologiche, sia possibile fare impresa a vantaggio simultaneamente della società, del pianeta e degli azionisti. 

Si stima che questo nuovo settore d’imprese finalizzate o “orientate verso il bene comune” rappresenti fino al 10% del PIL negli Stati Uniti e in Europa. Una crescita così notevole è stata alimentata dalla diffusa domanda globale da parte di cittadini, consumatori, amministratori delegati, dipendenti, investitori e imprenditori. Poiché questo tipo di aziende sono incentivate a risolvere i problemi della società, svolgono un ruolo significativo nell’affrontare le sfide globali delineate dagli obiettivi di sviluppo sostenibile.

Per usare le parole di Mario Calderini, professore del Politecnico di Milano a capo del gruppo di studio Tiresia, “la ricetta non potrà essere il fare cose apparentemente nuove con modelli vecchi, ma scommettere su un ripensamento radicale della propria natura e identità di agente economico”.

Le Smart Communities propongono driver importanti per questi nuovi modelli di creazione di valore e dei conseguenti meccanismi di redistribuzione. L’agire individuale ordinario, inteso come l’insieme di micro azioni che moltitudini d’individui compiono oggigiorno per le ragioni più svariate può, attraverso l’uso della tecnologia, diventare “comunità”. L’effetto cumulativo può essere straordinario allorquando prenda le forme di un’inedita contabilizzazione dei valori immateriali generate da comunità grandi e piccole (vedi le centinaia microcomunità, o tribù, con annesse micro economie comunemente conosciute con il nome di “social street”).

L’intuizione di GFT è stata, alcuni anni fa, quella di ricondurre a un paradigma tecnologico le azioni di questo nuovo soggetto che si stava affacciando sul palcoscenico globale dell’economia digitale: la community. Un modello d’interazione tra persone talmente dirompente da essere in grado di modificare radicalmente i passati modelli economici e sociali. Questo nuovo soggetto, abilitato dalla tecnologia e reso consistente dai comportamenti di consumo (e di uso) veicolati dai digital device connessi in rete, definisce chi collabora, i social media dove collabora e la proposta di valore perché collabora. 

La proposta GFT “Smart Community” è una piattaforma tecnologica, basata sulla tecnologia blockchain, che abilita il modello B2C2C (Business to Community to Consumer). Attraverso questa tecnologia è possibile abilitare un innovativo rapporto tra aziende e clienti, costruendo percorsi collaborativi e cooperativi al fine di ottenere obiettivi condivisi. Un rapporto per il quale è possibile assegnare premialità per comportamenti virtuosi e indirizzare questa nuova capacità di spesa verso marketplace definiti e anch’essi condivisi e sostenibili. Nello specifico, utilizzando “Smart Community” si possono centrare i seguenti obiettivi:

  • Il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità, economici e finanziari per le aziende;
  • Il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità ed economicità per la clientela (singola od organizzata in communities);
  • La possibilità di trasformare il valore generato dai comportamenti virtuosi (diminuzione dei costi, nuovi strumenti finanziari, ecc.) in capacità di spesa digitale (token) sia all’interno dell’offerta di mercato ordinaria sia in contesti convenzionati (marketplace dedicati);
  • La possibilità d’integrare il valore generato dalle comunità con valore integrativo apportato da contesti partner (reti d’impresa, loyalty program multiplayer); 
  • La possibilità di adeguare le aziende ai “nuovi scopi”, in quanto questo modello non rappresenta unicamente un nuovo canale di vendita di beni e servizi, ma pone le condizioni per nuovi prodotti e servizi come risultato della collaborazione tra tutti i nodi della rete (imprese e consumatori) che integrano e sviluppano l’offerta iniziale.

 

La proposta di GFT integra i tre contesti tecnologici che definiscono le Smart Communities: Internet of things (IoT), Internet of Value (monete e pagamenti digitali) e Internet of Humans (social media & community) arrivando alla tokenizzazione dei comportamenti etici e sostenibili. La formalizzazione dell’idea avviene attraverso la progettazione e la realizzazione di tre asset tecnologici: la Piattaforma in grado di clusterizzare la platea delle persone in community, il Wallet che raccoglie il valore (Token) e permette di utilizzarlo, un sistema orchestratore degli smart contract che definiscono le regole di trasformazione dei comportamenti virtuosi (delle aziende e dei clienti) in valore e l’accesso a marketplace sostenibili.

Oggi molti importanti gruppi hanno avviato, assieme a GFT, programmi di sperimentazione del modello Smart Communities ed entro la fine dell’anno alcuni di loro cominceranno ad introdurre la soluzione nel loro mercato di riferimento. Il quarto settore dell’economia sostenibile e solidale, prefigurata nella lettera aperta dei CEO, sta diventando realtà.

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